Roma, Firenze, Venezia, Napoli: visitare la mostra Artemisia Gentileschi e il suo tempo equivale a fare un viaggio attraverso queste grandi capitali del Seicento italiano, respirare l’aria delle loro corti, ammirando le opere dei principali artisti che le frequentavano.

La mostra, allestita a Palazzo Braschi a Roma, raccoglie circa 100 opere di Artemisia, del padre Orazio Gentileschi, e di vari altri pittori che influenzarono Artemisia o ne subirono in qualche modo le suggestioni. Un’occasione unica per conoscere a fondo la produzione di questa donna straordinaria, divenuta nel Novecento un’icona dell’emancipazione femminile, anche a causa della sua tormentata esperienza di vita.

Artemisia e il suo tempo è un percorso attraverso i vari periodi (e i vari luoghi) della vita di Artemisia: si parte da Roma, dove debuttò nella bottega del padre e dove, giovanissima, fu sedotta da un amico di Orazio, Agostino Tassi.
Questa vicenda, e il processo contro Tassi che ne seguì, hanno segnato la vita di Artemisia ma ancor di più la sua fama nei secoli. Una ragazzina costretta a testimoniare contro il suo violentatore fa notizia ancora oggi: di qui la nascita del ‘mito’ di Artemisia, alimentato anche da una biografia piuttosto romanzata che uscì nel 1947 a firma di Anna Banti, in parte smentita o almeno ridimensionata da alcune lettere di Artemisia stessa ritrovate di recente.

In ogni caso, dalla violenza subita in giovane età al seguente matrimonio ‘riparatore’ con un altro pittore, dal suo ricco amante fiorentino al rapporto burrascoso con il padre e con i fratelli, Artemisia Gentileschi incarnò di sicuro una personalità forte, e non solo in ambito artistico. Protagoniste assolute dei suoi dipinti sono le figure femminili: prese dalla Bibbia (Giuditta, Ester, Susanna, ma anche Maddalena e la Vergine), dalla mitologia (Danae, Aurora, Arianna, Venere) o dalla storia classica (Lucrezia, Cleopatra), hanno ciascuna un vigore e un’individualità propri, che rendono il tratto di Artemisia unico e riconoscibile, benché perfettamente integrato nell’arte pittorica del suo tempo.

Le varie sezioni della mostra aiutano proprio a comprendere come Artemisia sia stata influenzata da altri artisti della sua epoca e come li abbia, a sua volta, ispirati: se dalla bottega del padre Orazio Gentileschi derivò l’attenzione al ritratto, alla figura umana, da Cristofano Allori a Firenze imparò probabilmente l’attenzione alla raffigurazione dei sentimenti, così come da Simon Vouet, che fra l’altro la ritrasse a Roma, prese l’uso del colore. Nelle figure dipinte nel periodo napoletano si nota una fisicità più imponente, secondo i canoni di quella pittura, mentre un’ultima sezione della mostra ci regala un excursus al di fuori del territorio italiano.
Orazio Gentileschi visse infatti gli ultimi anni a Londra, e qui Artemisia lo raggiunse per prendersene cura: a quest’epoca dobbiamo una delle chicche della mostra, ovvero una Cleopatra raffigurata prima del suicidio che, fino a qualche anno fa, era stata interpretata in tutt’altro modo.

Il viso ispirato che guarda verso l’alto, la luce che lo illumina, il cesto di fiori e frutta come simbolo di sacrificio avevano fatto pensare a una santa ritratta prima del martirio: invece, da un inventario della corte inglese è emersa la descrizione di una Cleopatra di Artemisia Gentileschi che risponde perfettamente a questa immagine. Prova, una volta di più, delle diverse anime della pittura di Artemisia, della sua versatilità e originalità e del fatto che non finisce, mai, di stupirci!

La mostra Artemisia e il suo tempo è promossa e prodotta da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia Group, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. È organizzata con Zètema Progetto Cultura e sarà visitabile a Palazzo Braschi a Roma fino al 7 maggio 2017.
Per tutto il mese di febbraio, ogni giovedì alle ore 17 sarà possibile partecipare a un percorso tematico condotto da un curatore del Museo di Roma.